Consigli di lettura

DIECI  LEZIONI  SUI  CLASSICI Piero Boitani  Soc.Ed. Il Mulino  euro 16,00

Il libro proposto trae origine dalle dieci lezioni sui classici tenute dall’autore nel  2016 sulla  Rete Due della Radiotelevisione  Svizzera. L’iniziativa televisiva sugli scrittori e sulle opere letterarie dell’antichità classica riscontrò un discreto  successo, anche se non rivolta ad un pubblico accademico.  Il prof. Boitani, docente di Letterature Comparate presso l’Università La Sapienza di Roma, elaborò un percorso che partiva dalla nascita del mito, della poesia (Omero , Esiodo), della storia, della tragedia, della giustizia, della lirica per arrivare all’invenzione di Roma, a Lucrezio, ad Ovidio.Molti i riferimenti alla poesia latino-medioevale, a Dante a Petrarca, ai classici nazionali ed europei (Shakespeare), agli  umanisti, fino al XX secolo.  L’autore si limita ai classici per eccellenza, quelli dell’antichità, ed affronta la nascita e i primi sviluppi dei generi più importanti.

Numerose sono le testimonianze riportate sul fascino che i classici hanno esercitato nei secoli di storia del pensiero, per sostenere che gli stessi sono “infinitamente futuri” e che “ non hanno mai finito di dire quello che hanno da dire”. Prendiamo ad esempio due famose liriche, riportate nel libro, che  risalgono a 2700 anni fa.   

La prima è il celebre frammento n.31 definito “Ode alla gelosia”, della poetessa Saffo, tradotta e citata infinite volte e ispiratrice di schiere di grandi autori. Nessuna poetessa ha goduto nella storia di una fama così lunga e così alta come Saffo. Nata nell’isola di Lesbo nel 650 a.C,. descrisse  l’amore e la gelosia come malattia e turbamento  sconvolgente con parole definite “alate”. La seconda lirica “ Che vita mai” del poeta  greco elegiaco Mimnermo del VII° a.C. di cui i conosce poco o nulla, è giunta a noi nei frammenti  delle sue opere. Anche lui, come Saffo, canta l’amore con molta forza, esaltando l’eros maschile, ma questa lirica appare il contraltare di quella della poetessa. L’amore segreto, i dolci doni e il letto sono i fiori della giovinezza” non del solo poeta, ma di tutti e ad essi  segue “ penosa la vecchiaia”. A leggere Mimnermo si può avere l’impressione di ascoltare Bob Dylan o Leonard Cohen. I temi delle sue elegie hanno una malinconia ironica; Mimnermo, poeta della caducità della vita, celebra la giovinezza e aborre la vecchiaia. Come l’uomo contemporaneo.  Le due liriche rappresentano in sostanza la parabola della vita umana che prima sorride poi malinconicamente se ne va. E’ il ciclo della natura che ci rimanda alla celebre similitudine di Omero nell’Iliade fra la generazione umana e le foglie, prima belle, verdi e rigogliose, poi appassite, gialle e destinate ad una fine vicina.

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