INNO ALLA BRUTTEZZA

Ci tocca parafrasare il corrosivo presidente della Campania De Luca e chiedere ad alta voce: “ma chi è stato l’imbecille che ha pensato di illuminare l’isola dei Platani in quel modo osceno?” Chi ha avuto l’idea di questa mastodontica cafoneria che sfregia ogni sera  il nostro viale Paolo Guidi facendolo apparire un Luna Park da periferia romana? Chi è stato? Fateci conoscere i nomi almeno cosi sapremo a chi attribuire quest’opera d’arte. Si mormora addirittura che qualcuno dei responsabili abbia avuto il coraggio di chiamare in causa nientemeno che Federico Fellini. Insomma non c’è limite all’ignoranza e al cattivo gusto. E si cari concittadini il pastrocchio è proprio inguardabile: luci natalizie che avvolgono i platani con sopra cerchi luminosi di tutti i colori: fucsia, verde pisello, giallo anticato, rosso, verde intenso e chi ne ha più ne mette. Uno entra nell’Isola e dopo un po’ si aspetta di trovare l’ottovolante, il brucomela, l’autoscontro, il calcinculo e via di seguito. Ma perché? Con quale logica? Perché tanta bruttezza?

Vogliamo ricordare che quando i nostri bravi tecnici progettisti firmarono lo straordinario Arredo Urbano, ancora oggi vanto del nostro paese turistico, fecero grande attenzione, riflettendo a lungo, sul tipo di illuminazione che poteva sposarsi, sia in termini di funzione che in termini di bellezza, con l’innovativo progetto messo in campo. E la scelta finale fu un’illuminazione essenziale, pulita, che invitasse alla passeggiata, al passo lento, al piacere di stare in un luogo ricco di servizi commerciali e di spazi urbani preziosi. C’era un pensiero, una ricerca, un confronto con i migliori designer del momento a partire da Giugiaro. Oggi siamo all’opposto: scelte estemporanee senza ricerca, senza confronto, senza gusto, con l’aggravante dell’ignoranza. Mala tempora currunt.

PS: proprio stamattina un amico ci ha inviato un video postato su Facebook, non possiamo che rilanciarlo: https://www.facebook.com/centrocommercialenaturaleBellaria/videos/253216765782662/?v=253216765782662

Facciamo appello ad una delle poesie più conosciute di Tonino Guerra che, usando un vecchio adagio, cade a fagiolo: L’ARIA – L’aria è quella cosa leggera, che sta intorno alla tua testa e diventa più chiara quando ridi.”

Pubblichiamo con piacere i commenti:

DANIELE GIORGETTI 07 / 06 / 2020 

Se fossi un semplice architetto, arredatore d’esterni o ingegnere non commenterei. L’articolo è simpatico, l’ho letto con piacere. Però non sono d’accordo. A me il Viale piace. Mi piaciono le luci, i motivi decorativi, tutto, nel suo insieme. Non so chi abbia scritto l’articolo, per cui posso essere solo dispiaciuto perché in disaccordo. Un saluto

RISPOSTA:

Gentile Giorgetti, il punto non è cosa piace o non piace ad ognuno di noi. Le luci sparate o predominanti sono belle in discoteca, al luna park, all’Iper commerciale, nelle piste notturne di sci, negli “effetti speciali” .. e via di seguito. La luce nei suoi diversi colori è vita, in generale piace a tutti. Il tema è un altro, ovvero: quale funzione deve avere la luce e, nel nostro caso, l’illuminazione notturna? L’isola dei platani è stata pensata e realizzata come luogo per la passeggiata, per il tempo lento, per l’incontro, per i negozi con le loro vetrine che, esse stesse, dovrebbero essere parte del “racconto”. Il piacere, dunque, di un’esperienza che non si vive altrove. E così ha funzionato e forse funziona ancora da oltre trent’anni. Se nelle sere d’estate gli spari le luci natalizie, le palle a mo’ d’invito al luna park, con la stessa luce forte dei lampioni, CAMBI SCENARIO, CAMBI ESPERIENZA, CAMBI IL CONNOTATO DELL’ISOLA. Questo è il punto. Però, stiamo tranquilli, molti cervelli sono bui e non basteranno certo centomila lampadine per illuminarli.

Commenti

  • Daniele Giorgetti 07 / 06 / 2020 Reply

    Se fossi un semplice architetto, arredatore d’esterni o ingegnere non commenterei. L’articolo è simpatico, l’ho letto con piacere. Però non sono d’accordo. A me il Viale piace. Mi piaciono le luci, i motivi decorativi, tutto, nel suo insieme. Non so chi abbia scritto l’articolo, per cui posso essere solo dispiaciuto perché in disaccordo. Un saluto.

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