Consigli di lettura: “Andare per l’Italia Etrusca”

A n d a r e  p e r  l ‘ I T A L I A E T R U S C A   d i V. Massimo Manfredi -Mondadori €12.00

Il dibattito sull’origine degli Etruschi non ha ancora fornito risposte certe. Lo storico greco Erodoto, vissuto nel V°secolo a.C., sostiene la loro provenienza dalla Lidia, regione dell’Asia Minore, negli anni della guerra di Troia (1184 a.C.); una carestia li avrebbe indotti a fuggire in Occidente. Lo scrittore e retore Dionigi di Alicarnasso, vissuto a Roma all’epoca di Augusto, ritiene, invece,che si tratti di una popolazione autoctona, presente in Italia da secoli. Una terza ipotesi fa discendere gli Etruschi dal Nord Europa.                                                                                                               V. Massimo Manfredi valuta attendibile un innesto esterno dall’Egeo o dalla Anatolia su di una popolazione autoctona stanziatasi in Italia nei tempi remoti.   La questione dell’origine degli Etruschi non è risolta, ma il dibattito resta aperto, anche perché non si può escludere che nuove acquisizioni archeologiche possano gettare nuova luce su questo aspetto.                                                                     L’attenzione è ora rivolta alla formazione della civiltà etrusca.I sorprendenti risultati delle ricerche e le recenti scoperte nelle tombe inducono a considerare gli Etruschi un popolo raffinato, amante della musica, della danza, dell’arte, delle cerimonie e dei banchetti . Tuttavia furono anche feroci pirati, che lapidavano i prigionieri, praticavano riti violenti e sanguinosi , autori di massacri efferati. Fonti greche, forse viziate da pregiudizi, descrivono le loro donne di facili costumi e dedite al sesso sfrenato. Certo è che le donne erano più autonome di quelle greche, avevano un patrimonio personale che potevano lasciare in eredità ai figli. Le notizie su questo aspetto sono riferite dal poeta latino Properzio.

La lingua resta quello che è stato definito “ il mistero etrusco”, tuttora indecifrato, perché mancano iscrizioni bilingue che ne consentano la traduzione. Il linguaggio etrusco era noto ai Romani, tant’è che lo stesso imperatore Claudio, amante degli studi, ne aveva compilato una grammatica e un dizionario.

Gli Etruschi rappresentano la prima fra le culture unificate fra il V° e VI° sec.a.C. con insediamenti dal lago di Garda alla Campania, con particolare influenza a Roma e nel territorio tosco-umbro-emiliano- romagnolo. Diedero vita ad una società piramidale dove i ricchi e gli aristocratici erigevano ai loro morti giganteschi tumuli a copertura delle camere sepolcrali adorne di ricchissimi corredi (oreficeria, vasellame, ceramiche). Essi introdussero in Italia il telaio,coltivarono l’uva rossa, creando il sistema di coltivazioni a filari,praticarono l’allevamento dei suini, la cui carne veniva stagionata. Questo particolare è stato rilevato dai resti rinvenuti in aree emiliane ove questo prodotto è oggi parte importante dell’economia.

A determinare la progressiva scomparsa dalla penisola dell’elemento etrusco furono, nel IV. sec.a.C., i Celti che li cacciarono dalle città sostituendosi a loro. Subirono poi l’intervento romano diretto a Nord con la conquista del Lazio, dell’Etruria e della Cisalpina, ma si integrarono progressivamente nella società romana. Si consideri il caso dell’etrusco Mecenate, di antica e nobile famiglia aretina, che fu uno dei migliori amici e consiglieri di Augusto. Il processo di integrazione era già in atto all’epoca dei re romani cinque secoli prima ; fu la dinastia etrusca dei Tarquini (gli ultimi tre re) che rese più grande Roma trasformandola in una vera città.

Per secoli gli Etruschi condivisero coi Romani religione, magistrature, sistemi urbani, arte fino a quando non scomparvero come cultura autonoma, rinunciando del tutto anche alla loro lingua che ora ci risulta incomprensibile. Massimo Manfredi, dopo aver presentato questo popolo, nel suo libro descrive l’itinerario etrusco fornendo al lettore, per ogni città, informazioni storiche, dati sui reperti archeologici, musei ove è raccolto ed esposto il prezioso materiale, ed altri elementi utili per la visita dei siti. L’itinerario, attraverso Emilia- Romagna, Toscana e Lazio, comincia da Spina e termina a Vetulonia passando per Bologna Marzabotto,Verucchio,Volterra,Vulci,Tarquinia,Cerveteri,Roma,Populonia.

Si forniscono di seguito alcune informazioni e dati riguardanti due città etrusche di area romagnola :Spina e Verucchio , ritenute fra quelle di maggior interesse nel panorama nazionale.

S P I N A Una piccola Hong Kong

La città sorgeva dove sono oggi le Valli di Comacchio, su di un’isola del Delta del Po. La necropoli, di oltre quattromila tombe, fu scavata nel secolo scorso con il ritrovamento di reperti di valore inestimabile, oggi esposti in 15 sale del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara. Corredi costituiti da oggetti fusi nel bronzo, monete d’oro, vasi, armi, ceramiche ateniesi. Spina , situata in un luogo idoneo al commercio, era il punto di arrivo delle navi greche dopo che le guerre persiane avevano determinato la chiusura agli stessi Greci dello Stretto dei Dardanelli e il Bosforo. Navi ricolme di prodotti di pregio : vasellame soprattutto, decorato con temi della mitologia, destinato non solo all’uso domestico, ma vero e proprio “status symbol”. Le stesse navi ripartivano cariche dei prodotti di Spina : bestiame, carne di maiale, tessuti. Per l’intensità degli scambi fu definita “ la piccola Hong Kong”. Il suo declino inizia nel IV° sec. a.C. con l’invasione celtica dell’Italia. Abbiamo notizie dalla storico greco Strabone, vissuto all’epoca di Augusto, che a quel tempo Spina era ridotta ad un villaggio privo di interesse.

V E R U C C H I O La porta della pianura

La città etrusca, arroccata su di una collina scoscesa in territorio riminese, costituiva la porta della pianura, in posizione strategica di controllo dell’area marittima, della vallata del Marecchia e delle vie di penetrazione nell’Italia centrale. Già importante nel IV° sec. si sviluppò per fasi successive fino al V° sec. come mostrano le sovrapposizioni degli edifici risultanti dagli scavi. Centro florido con un ceto dedito all’attività militare, alla lavorazione dell’ambra proveniente dal Baltico e al commercio. I reperti rinvenuti nelle decine e decine di tombe (119 solo nella necropoli più antica) sono costituiti da armi, utensili, ornamenti personali, lavorazioni di ambra ed anche un trono in legno in una tomba di un capo. Sono la testimonianza del ruolo fondamentale della città a livello di strategia militare e come centro di fiorenti commerci con le popolazioni dell’Etruria centrale e con i Piceni della costa. Lo splendore delle sepolture sono un ulteriore indice di una ricchezza generalizzata. Una comunità con presenza di veri e propri principi e di capi militari e politici. In definitiva uno dei principali centri etruschi dell’Adriatico e non solo della Romagna. Nel IV° sec. con le incursioni celtiche in Italia appare già in piena decadenza.

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