Per cambiare l’aria bisogna cambiare la politica dei trasporti

L’emergenza ambientale dell’aria che respiriamo esplosa nei mesi scorsi, ma nei fatti una costante ormai nei mesi più freddi, ha posto problemi che andrebbero affrontanti con una prospettiva di medio e lungo termine, per evitare che, come sta succedendo, finito il can can mediatico, torni tutto come prima. E questo riguarda anche Rimini e i comuni costieri che nonostante il mare, hanno superato decine di volte gli sforamenti consentiti.

Da anni l’Italia non ha una politica seria e coerente sui trasporti e la mobilità, figuriamoci sulla mobilità sostenibile. Negli ultimi tempi si sono tagliati i finanziamenti per l trasporto pubblico locale, come se fosse una cosa inutile ed un retaggio di un vecchio welfare. In Emilia Romagna sono arrivati 50 milioni in meno ogni anno, a partire dal 2010. Solo un maggiore impegno finanziario della Regione ha evitato il tracollo, come avvenuto invece da altre parti. Tuttavia anche da noi qualche riduzione c’è stata ed i km delle linee pubbliche sono diminuiti almeno del 5%, ed il costo dei biglietti è aumentato tra il 12 ed il 20% e non è ancora finita.

Gli autotrasportatori su gomma ricevono ancora incentivi per ogni km percorso, mentre la divisione merci di Trenitalia è stata smantellata. I divieti alla circolazione delle auto sono in vigore, ma vengono vissuti da tutti come una cosa inutile e fastidiosa ed i controlli sono quasi del tutto inesistenti.

Il trasporto ferroviario ha puntato molto sull’alta velocità e Frecce Rosse e Bianche funzionano bene e hanno costituito una grande novità, avvicinando tra loro le città italiane, ma i treni per i pendolari sono stati sacrificati e solo ora se ne comprende, fino in fondo, l’importanza e si attende una svolta in linea con il fiume di parole spese in questi giorni.

Gli esempi, le buone pratiche, ci sono. Debbono, però, diventare una politica di settore. L’uso della bicicletta deve essere incentivato e reso facile e comodo. L’estensione della copertura assicurativa a chi usa la bici per andare al lavoro è una misura importante, ma ora che è legge, occorre che l’Inail faccia presto a darne attuazione amministrativa.

In alcuni comuni si è iniziato da dare incentivi, come da anni avviene in Francia, a chi va in bici al lavoro. Il Governo stanzi dei contributi per i comuni che applicano questo provvedimento. Gli enti locali non siano timidi, i precedenti ci sono, anche da noi (penso alle iniziative dell’ormai ex Provincia di Rimini sulla mobilità sostenibile). Servono parcheggi custoditi e attrezzati per le bici, nelle aree delle stazioni. L’esempio è la Ciclostazione di Bologna, da poco inaugurata, gestita da privati e molto apprezzata.

Non basta costruire nuove piste ciclabili, bisogna verificarne l’uso, la frequenza e il reale utilizzo. Bisogna capire se aumenta il numero di coloro che abbandonano la macchina e prendono la bici per gli spostamenti di piccolo raggio, sotto i 5 km. Molte volte, soprattutto in centro e nelle aree circostanti, si possono più utilmente creare delle “zone 30”, ovvero aree in cui la velocità dei veicoli non può superare i 30 km/h, in modo che anche ciclisti e pedoni si sentano più sicuri negli spostamenti.

Il trasporto pubblico per essere competitivo con l’auto privata, deve avere corsie preferenziali, finora è stato il contrario. Nella nostra provincia i km di corsie preferenziali sono diminuiti, ci vuole una decisa inversione di tendenza. Nelle giornate di blocco del traffico e di superamento dei limiti del PM10, il TPL dovrebbe essere gratuito, o almeno dovrebbe essere estesa la validità del biglietto all’intera giornata, vedi gli esempi di Milano o Torino.

Nei prossimi anni sono previsti acquisti di nuovi autobus, utilizzando i fondi del Por FSER, (fondi europei e regionali), quindi il parco auto verrà finalmente rinnovato. A Rimini, con l’avvio del TRC sarà, necessariamente, ripensato l’assetto della rete del TPL, in funzione del nuovo asse di trasporto, ma anche delle caratteristiche della “nuova” città così come è venuta ridefinendosi negli ultimi 15/20 anni, con i nuovi poli attrattori e le nuove funzioni, realizzate più di recente.

E’ vero che il trasporto non è l’unico fattore inquinante ma è il responsabile di almeno il 60% delle sostanze climalteranti immesse in atmosfera. Quindi è qui che ci si deve concentrare. Anche perché sulle caldaie è già stato fatto molto e oggi sono quasi tutte a metano e ben controllate. Ecco perché è miope e controproducente insistere a limitare le misure anti smog solo ai comuni capoluogo. L’aria non ha confini e dunque occorre estendere i provvedimenti ad aree più grandi e definite sulla base dello stato dell’inquinamento e non sulla base del numero di abitanti o dello status giuridico. Da noi significa avere quale zona da tenere sotto controllo tutta l’area della costa da Bellaria Igea Marina fino a Cattolica e considerando almeno i comuni della prima fascia dell’entroterra.

Per questo il TRC non può essere limitato alla tratta Rimini Riccione, ma deve tornare ad essere il progetto del Piano Regionale delle Infrastrutture e Trasporti: il collegamento cadenzato, veloce ed efficiente tra da Ravenna a Rimini, in treno o con altri mezzi. Non esistono più scuse e pretesti per non collegare la Città della Costa, se ne parla dal 1998, un secolo fa, anzi dal millennio scorso.

Alberto Rossini

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