L’ESTATE E’ FINITA. E ADESSO?

L’estate è finita. E adesso cosa succede cara amministrazione comunale? La domanda non è polemica, è molto seria perché piena di preoccupazioni. Non vogliamo essere negativi a tutti i costi ma vigili e critici sì. Troppi sono i problemi all’ordine del giorno della nostra comunità per rimanere in silenzio. Ci sono nodi che rischiano di aggrovigliarsi ed è molto probabile che, a conclusione di questo mandato amministrativo, difficilmente saranno risolti col rischio di spingere indietro tutta la città.

 Sì, il quadro non è dei più felici. Proviamo a fare il punto.

– L’estate non è andata bene. Bellaria Igea Marina, nonostante il buon finale di stagione, ha registrato nel periodo che va da gennaio ad agosto 2016, rispetto all’anno precedente, una diminuzione del movimento turistico: – 0,6 % di arrivi e – 0,3% di presenze. Certo, piccole percentuali. Ma essendo la nostra l’unica località della provincia con un consuntivo totalmente in calo, il segnale non può essere trascurato. Tanto più che, come per il resto della Riviera, mentre il turismo nel mondo e in Europa cresce, la fetta di mercato della Romagna è stagnante, sempre più legata ai periodi corti e all’andamento del tempo. Pensando al futuro non c’è da dormire tranquilli, tanto meno rimanere con le mani in mano senza sapere cosa fare. Se non riparte la capacità del pubblico di tracciare la rotta verso l’innovazione promuovendo progetti di grande respiro (porto, arenile, pedonalizzazione, mobilità moderna, qualità urbana) che siamo da stimolo anche per il mondo del lavoro e dell’impresa, il risultato è quello che si percepisce ogni giorno: Bellaria Igea Marina è una città ferma.

– Sull’arenile siamo in bambola. Alcune sere fa in consiglio è stata approvata la proroga delle concessioni comunali per un altro anno, producendo nel contempo le schede tecniche sulle quali si dovrà basare il bando di gara per i nuovi stabilimenti. La situazione è confusa e l’impressione è che si vada avanti alla cieca. La giunta e gli uffici in verità non sanno ancora come “sanare” le tante situazioni edilizie difformi rispetto al piano dell’arenile. Nonostante ciò, dalle notizie che ci giungono, il comune intende proseguire sulla strada dei bandi per le nuove concessioni senza aspettare le nuove norme statali e regionali che stanno definendo in maniera compiuta l’uso del demanio marittimo italiano a seguito della direttiva comunitaria e delle osservazioni contenute nella sentenza della Corte Europea. Norme generali che, come emerge dal Disegno di Legge depositato in parlamento, prevedono, fra le altre cose, la tutela degli investimenti, dei beni aziendali e del valore commerciale delle attività esistenti. E poiché la riforma delle concessioni diventerà operativa entro il 31 dicembre 2017, non si capisce proprio come mai le grandi menti dei nostri amministratori vogliano anticipare, con un atto comunale, tempi e modalità che invece non possono che avere una cornice nazionale. Il rischio evidente è che si batta la testa contro il muro.

– Porto anno zero. Lo sbandierato “progetto rivoluzionario” del porto e della spiaggia di fronte alla colonia Roma con tanto di fontane e luci colorate è una bufala totale rispetto alle esigenze profonde e urgenti di Bellaria Igea Marina. Se chi amministra avesse il senso profondo della nostra comunità e si informasse dove va il mondo, da una parte, rilancerebbe la priorità assoluta di recuperare l’impronta marinara del paese, dall’altra, coglierebbe con favore la rinnovata vivacità del turismo nautico. Dopo la grande crisi apertasi nel 2008, la domanda di barche e di posti per il diporto si è rimessa in moto con una crescita fortissima del low-cost che favorisce il noleggio dei gommoni e delle barche. Per capirci, come ampiamente ha dimostrato il recente salone di Genova, il turismo nautico non è più da intendersi solamente come mero acquisito di barche e posti barca ma come un insieme di servizi che vanno a completare una filiera. Un’opportunità dunque, non un peso. La darsena e il nuovo porto sono scelte strategiche che non possono risolversi nel “finto” porticciolo, contenuto nel progetto del sindaco, che fa da quinta all’arena degli spettacoli estivi e accontenta qualche albergatore o qualche albergatrice.

Il PSC congelato e la mancanza di una moderna pianificazione territoriale. Gli uffici provinciali hanno bocciato il PSC. Quelle che erano le scelte caratterizzanti, nel bene e nel male, di questa amministrazione sono tutte cadute: dall’Outlet al nuovo Parco della Musica; dalle nuove aree artigianali alla trasformazione residenziale della zona orticola; dalla trasformazione della Fornace all’insufficiente dimensionamento degli spazi collettivi. Regna sul versante urbanistico e edilizio la tagliola della “salvaguardia”, ovvero l’uso delle norme più restrittive fra il vecchio PRG i nuovi strumenti adottati PSC e RUE. In un quadro già difficile per attività edilizie, la mancanza di norme moderne genera ulteriore stagnazione e incertezza.

Ci fermiamo qui. L’elenco dei nodi irrisolti potrebbe continuare chiedendo lumi sulla Residenza Sanitaria Assistenziale di Bordonchio rimasta lettera morta, sul propagandato progetto della nuova scuola di Igea al posto della Ternana dove nulla si vede, o sulla precaria operazione Aquabell-Palacongressi tuttora in alto mare.

Speriamo che qualcosa si metta in moto. Che l’attività dell’Amministrazione comunale produca qualche risultato apprezzabile sui nodi veri che determinano lo sviluppo di Bellaria Igea Marina. Speriamo. Questa giunta ha ancora due anni e mezzo di lavoro, non sono molti ma almeno si provi a portare a casa qualcosa. Non ci crediamo molto. Tuttavia, se ci siete battete un colpo!

Commenti

  • Pier Luigi Cesari 07 / 10 / 2016 Reply

    Dei punti esposti vorrei soffermarmi su : “Porto anno zero”.
    Un briciolo di cronistoria: quando nel 2007 andò in C.C., il progetto- darsena, non passò per colpa di un consigliere di maggioranza che ” si mise di traverso ” ed anche per la contrarietà dell’attuale maggioranza che allora era all’opposizione. Successivamente la crisi del mercato immobiliare e la resa dell’ Imprenditore Concessionario che si fece revocare la concessione non essendo in grado di sostenere l’onere delle obbligazioni preliminari assunte, impedirono di verificare fino a che punto l’amministrazione voleva veramente quell’opera; questi sono stati i fatti.
    Tuttavia, a mio parere, se vogliamo esaminare obiettivamente l’argomento, dobbiamo per forza tornare agli anni ’70 quanto la FABIS (Finanziaria Albergatori Bellaria Igea M. San Mauro) si costituì appositamente per costruire la darsena. L’Amministrazione di allora definì l’opera come una ostentazione di un lusso che non si addiceva ad una spiaggia popolare come doveva essere la nostra. ” La darsena la facciano Rimini o Riccione” disse un esponente di spicco dell’allora maggioranza P.C., “perché il turismo di Bellaria I.M. doveva principalmente riguardare la classe meno abbiente”.
    Da quella data ad oggi è stato un susseguirsi di progetti, di proposte, di studi inutilmente portati avanti senza convinzione. La verità, a mio parere, è che la darsena interessava a pochi e che il porto non ha mai avuto la necessaria attenzione: lungo le banchine si sono consolidate delle realtà difficilmente modificabili. Ora, che il turismo mostra sintomi di una crisi ormai innegabile, ci si rende conto che l’Isola dei Platani non è più sufficiente a competere con gli altri paesi della costa che hanno decisamente una marcia in più. Nessuna amministrazione ha mai avuto la forza di mettere mano al Porto perché avrebbe dovuto adottare iniziative decisamente impopolari, toccando “nervi scoperti”. Il “cerino” ora è in mano al Sindaco Ceccarelli che ha ancora un paio d’anni per stravolgere una realtà difficilmente modificabile.
    Invece la Darsena o Porto Turistico come ora viene definita, difficilmente vedrà la luce nel breve; è stato dimostrato che la costruzione di quell’opera non è remunerativa se non legata ad un “motore immobiliare” ora impensabile con la dura crisi del mercato immobiliare, a meno che non la si voglia finanziare col denaro pubblico……ma alle favole non crede più nessuno.

  • giuseppe prosperi 06 / 10 / 2016 Reply

    Se l’Outlet, il Parco della musica, le aree artigianali e la trasformazione in residenziale delle zone ortive non si fanno, è molto meglio. Bellaria negli anni passati ha urbanizzato molte zone del suo territorio. Meglio recuperare il costruito ed evitare altro consumo del suolo e degradazione del paesaggio.

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