Sinistra, per favore prendi esempio!

Hillary Clinton ha vinto le primarie e mi congratulo con lei. Sarà la nostra candidata per le presidenziali e farò tutto il possibile affinché diventi la prossima presidente degli Stati Uniti”. Lo ha detto il senatore Bernie Sanders, ieri per la prima volta a un comizio elettorale di Hillary Clinton, a Portsmouth, in New Hampshire.

Ecco in questa frase e in questo atteggiamento c’è tutta la differenza, grande come l’Oceano che le separa, fra la sinistra americana e la sinistra italiana.

Sembra un’affermazione scontata, la differenza sta nelle cose, nella storia. Infondo il democratic party è il più vecchio partito al mondo e la democrazia americana è alla base, con la Dichiarazione d’Indipendenza del 1776, dell’assetto civile, sociale e democratico dell’Occidente e di tutte le moderne democrazie. I meccanismi politici americani sono perciò collaudati e solidi. La stessa cultura politica che li sostiene ha ben chiaro il campo di gioco, le regole e la responsabilità di rappresentare non solo classi, interessi materiali e gruppi sociali, ma un intero popolo e una nazione.

Dovrebbe essere la stessa cosa per il nostro Paese che ha, anch’esso, una lunga tradizione di lotte democratiche legate alla nascita della nazione unita. Non dimentichiamo mai che gli estensori della Dichiarazione americana del 4 luglio 1776, in modo particolare Benjamin Franklin, s’ispiravano a La Scienza della Legislazione dell’illuminista napoletano Gaetano Filangieri. Dovrebbe essere così dunque anche per la sinistra italiana, che ha preso spesso spunto e insegnamento d’oltreoceano. Quella sinistra italiana che ha dato un contributo non piccolo alla crescita della democrazia e della cultura politica democratica del Paese: da Gramsci, alla lotta partigiana, alla Costituzione, alla nascita del PD. Una sinistra che dovrebbe essere capace di confrontarsi in maniera dura sui contenuti, e Bernie Sanders l’ha fatto in maniera radicale per tutto l’arco delle lunghe primarie americane, per poi riconoscere a chi registra maggiori consensi, diventando maggioranza, il diritto/dovere di rappresentarla, tutta unita, di fronte ai cittadini e alla nazione.

Stiamo semplificando, ne siamo consapevoli. Ma il tema c’è tutto. Possiamo articolarlo di più, approfondirlo con esempi evidenti: il cuore della questione rimane. Esso è rappresentato dal vizio del distinguo a tutti i costi, dal però continuo, dal personalismo imperante camuffato da questioni di principio, dalla divisione avvisaglia di altre divisioni e altre ancora.

Insomma per farla breve, proprio in vista del referendum costituzionale del prossimo autunno vorremmo che Bersani, prendendo spunto da Sanders, dicesse: “Matteo Renzi ha vinto le primarie, è il segretario del mio partito, è il nostro Presidente del Consiglio e farò tutto il possibile affinché continui il suo mandato fino alla fine della legislatura per il bene della sinistra e dell’Italia.

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