“Meine Romagna” … trionfo di banalità

C’è un intento buono, nella realizzazione della campagna di promozione turistica “meine Romagna”, quello di recuperare il mercato che ha fatto la fortuna del nostro turismo.

Anzi, c’è ne più di uno di motivi buoni: c’è l’idea di promuovere con cospicue risorse e un progetto a medio termine un intero territorio, la Romagna nella sua complessità e ricchezza, c’è l’idea di reagire al calo di presenze estere, russe in particolare, c’è l’idea di investire sul marchio “Romagna” nonostante le difficoltà legate alla pronuncia in tedesco di questo nome.

 C’è un modo invece vecchio, inaspettatamente vecchio, di raccontare la Romagna.

Insomma, uno immagina di vedere finalmente rappresentata un’idea attuale di Romagna, della sua storia e dei suoi caratteri più veri, ma si ritrova una comunicazione fondata su di un’iconografia e un messaggio stereotipati secondo canoni d’altri tempi (i bei tempi passati?) che richiamano alla località “sole, mare, famiglia” (il sesso sarebbe troppo); alla località “cheap” del turismo di massa, alle pinne, fucile ed occhiali di plastica colorata che invadono le immagini promozionali con l’unico (sic) cenno di modernità dato dal selfie che la teutonica famigliola si sta beatamente scattando sulla riva del mare.

Guardate le foto della campagna: non avete la sensazione di averla già vista uguale? Magari un po’ attualizzati i costumi da bagno e gli occhiali da sole ma, nella sostanza un déjà vu della semiotica balneare tradizionale.

Un trionfo di banalità, temo, e la brutta sensazione di mettersi in un angolo da sé stessi, di rilegarsi alla marginalità di un’offerta mono-prodotto che poteva funzionare negli anni ’60 e ’70, non oltre.

 Certamente la campagna è diretta alle famiglie ma il brand “Romagna” ha molti più argomenti da raccontare, anche per questo target specifico di domanda.

Le tante possibilità che offre una vacanza dalle nostre parti e il “carattere” dell’ospitalità romagnola non trovano spazio. Mi pare un’occasione persa rispetto ad un’idea di valorizzazione dell’intero territorio romagnolo, anche di quella parte che ancora non ha espresso il proprio potenziale, legata in una logica accessoria e subalterna al prodotto balneare, una logica che non si riesce a cambiare.

La nuova legge regionale sul turismo rischia di perpetuare l’idea che la Romagna sia quella cosa lì: il secchiello e la paletta, il cappellino di paglia e la pistola ad acqua, sorrisi e selfie di una famiglia che più tradizionale non si può in un unico scenario possibile; come se non ne avessimo altri; come se questi altri non avesse un loro potenziale turistico.

Rischiamo così di perdere per strada (e per nostra volontà) un pezzo di mercato fatto da viaggiatori alla scoperta delle diverse identità del nostro Paese, dei suoi prodotti tipici, dello stile di vita italiano che ogni luogo declina in modo diverso, dei paesaggi che mutano costantemente riservando sorprese ovunque, del patrimonio di bellezza diffuso e del racconto che di esso la gente del posto è capace di fare.

Rischiamo di perdere il turismo del futuro ed accorgerci solo quando abbiamo esaurito il resto.

Stiamo guardando indietro, nella volontà – forse – di ottenere qualche rapido ed effimero risultato (dubito di mercato, certo di clima interno agli operatori), ma non riusciamo a qualificare l’idea che abbiamo di noi stessi e delle cose che possiamo offrire ai nostri ospiti.

E’ un limite culturale nostro accompagnato da un senso di sufficienza forse ancora un po’ figlio del motto “du vot chi vaga”.

Non è in discussione il turismo balneare, ci mancherebbe altro visto i numeri in gioco e un’intera economia che si sostiene su di esso, ma la concezione che questo sia l’unica cosa che possiamo proporre mentre i paradigmi di consumo mutano rapidamente e la domanda chiede sempre di più risposte personalizzate e sempre meno soluzioni generaliste.

È conveniente in prospettiva, e possiamo raccontare “tutta” la Romagna con un diverso coraggio, una diversa immagine e messaggio e l’idea di guardare avanti e lungo.

Magari la prossima volta.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.