“Ciao mamma, sono in Romagna” …. trionfo di banalità 2

Ciao mamma, sono in Romagna” così recita la campagna di promozione che la Regione Emilia-Romagna con APT Servizi ha lanciato lo scorso marzo con l’obiettivo di riconquistare il mercato di lingua tedesca.

Un investimento di un milione di euro che prevede spot televisivi, advertising on line e off line, attività in aeroporti, centri commerciali, shopping village e partnership con tour operator e Deutsche Bahn, le ferrovie tedesche.

E allora? Cosa c’è che non va bene? Siamo una destinazione turistica, è forte la necessità di riposizionarsi rispetto a un mercato che purtroppo negli ultimi anni ci ha quasi del tutto abbandonato, non possiamo non tentare di riconquistarlo raccontando ciò che siamo diventati, oltre gli stereotipi.

Ed è proprio qui il problema. Ma l’avete vista la campagna “Ciao mamma, sono in Romagna”?

Premesso che gli amici d’oltralpe non hanno idea di cosa sia la Romagna (al massimo può venirgli in mente la Romania) e chiunque si occupi minimamente di turismo sa benissimo – e a maggior ragione dovrebbe saperlo APT – che la riviera e le sue località di vacanza per loro sono “Adria”, le immagini e il claim utilizzato ci riportano dritto dritto agli anni sessanta. Una famiglia giovane che si fa un selfie (perchè siamo moderni, eh!) con alle spalle il mare e saluta così la mamma rimasta a casa.

Abbiamo quindi famiglia, sole, mare e mamma. Qual è la narrazione? Cosa raccontiamo? Dov’è il riposizionamento? Si coglie al volo il sottotesto “amici tedeschi tornate a trovarci, vedete? Siamo rimasti tali e quali a 50 anni fa”. E gli amici tedeschi, si suppone, sceglieranno ancora – forse anche per questo – di andare in Croazia.

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